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La scrittrice Francesca Lancini: “La cura è la cosa più importante”

Una vita di successi, prima sui campi da tennis, poi sulle passerelle e negli schermi tv e adesso come scrittrice e mamma di due bambini. Francesca Lancini non si è fatta mancare proprio niente, come si suol dire: un artista a tutto tondo. Il suo ultimo romanzo “Lontano dal mondo, al centro delle cose” è uscito a maggio, ma Francesca ne ha già in cantiere uno nuovo.

La scrittura, probabilmente, per adesso, si concilia meglio con il tuo ruolo di mamma?

Scrivere si concilia sicuramente con la vocazione e, forse, il ruolo di madre mi ha consentito di concentrarmi sulle cose che ritengo più importanti: i miei figli e la scrittura, sotto qualsiasi forma. Diventare madre mi ha dato l’opportunità di stabilire un nuovo rapporto con il tempo. Ogni giorno c’è qualcuno, davanti a me, che cresce e cambia. Se, ogni giorno, i miei figli sono diversi, devo esserlo anch’io, in meglio, e la cosa più intelligente che posso fare è evitare di sprecare tempo. Oltre a essere grata di quello che rimane.

Vuoi parlarci del tuo ultimo romanzo?

Il mio ultimo romanzo si intitola Lontano dal mondo, al centro delle cose, edito da La vita felice. È la storia di un uomo che, una sera, in un piccolo paese della Liguria, incontra la donna che più ha amato nella vita, dopo molti anni. I due, nell’arco di una notte, ripercorrono la loro relazione. Quando si lasciano e ritornano alla realtà, la vita del protagonista, che ha sposato un’altra donna, inizia a disfarsi. È un romanzo sulle relazioni e sugli specchi. Quando l’altro entra in contatto intimamente con noi è il nostro specchio perché ci mostra le nostre parti segrete. Quando siamo disposti a vederle?

So che però stai già lavorando a un’altra storia?

Sto lavorando a un romanzo, il tema è la narrazione di sé, ovvero quanto la storia che ci raccontiamo – e ci viene raccontata – riguardo al noi e al nostro passato, sia in grado di governare ogni scelta della nostra vita. Cosa accade quando proviamo a cambiare questa narrazione?

Ultimamente hai lavorato a dei documentari importanti

Il racconto su Palma Bucarelli nella serie Illuminate e, sempre per la Rai, Chiedi chi era Giovanni Falcone, che è stato uno dei documentari più visti su Rai Play l’anno scorso.

Un lavoro più basato sulla ricerca che sulla creatività?

La creatività risiede nel trovare personaggi da raccontare in modo diverso, storie inedite. La forza del documentario sta nei dettagli, che rivelano aspetti inediti di storie o personaggi magari conosciuti.

Nel tuo primo romanzo invece, ti sei mossa in un ambiente a te famigliare, quello delle passerelle
A vent’anni, dopo l’adolescenza trascorsa sui campi da tennis, ho provato a usare la scrittura per raccontare quello che mi stava accadendo: una ragazza di provincia – con un armadio pieno di tute da ginnastica e nessun altro capo d’abbigliamento – che ha iniziato a lavorare in una delle agenzie di moda più importanti al mondo. E così è nato Senza Tacchi, pubblicato da Bompiani nel 2011, un romanzo di formazione comico e drammatico, con una scrittura ingenua, che oggi mi ricorda quanto strada dovessi ancora percorrere per diventare una scrittrice. E ancora non è detto che lo sia.

Immagino tu legga moltissimo?

Mi definisco una lettrice professionista. È senza dubbio il mio talento migliore. Leggere e invocare temporali. E poi mi piace lavorare sui testi degli altri, come quando, qualche anno fa, all’università NABA di Milano, insegnavo drammaturgia e accompagnavo i ragazzi nel loro percorso di vita attraverso la scrittura.

Nel 2014 è uscito il tuo secondo romanzo: Armi di famiglia. Una tragicommedia che parla di donne e armi

Il mio paese di origine è vicino alla Val Trompia, sede dei più importanti armaioli al mondo e mi ha dato l’ispirazione per raccontare la storia della famiglia Vento, che vende pregiati fucili alla corona inglese e si ritrova insieme, per la prima volta, dopo molto tempo, perché la figlia più piccola richiede a tutti i membri di riunirsi. È lo spunto per raccontare le dinamiche di una famiglia divertente e disfunzionale.

Sei mamma di due bambini piccoli, che come è noto assorbono molto tempo, come riesci a conciliare tutti i tuoi impegni?
Da quando non conduco più programmi in televisione ho molto più tempo e poi cerco sempre di lavorare a pochi progetti alla volta. La cura è la cosa più importante. Avere cura di ciò a cui teniamo significa fare le cose per bene. (Una tata di fiducia non guasta e inoltre ricordiamo e invochiamo la santificazione dei nonni).

A parte i figli, quando è stata la volta in cui ti sei sentita più fiera di te?

Quando ho deciso di andare in terapia. O meglio: quando ho deciso di andare a fondo con la terapia. Non c’è nulla di più pericoloso ed estremo di cercare la comprensione del nostro mondo interiore. Il mondo nel quale funzioniamo (spesso male).

Hai ancora qualche sogno nel cassetto?

Ho i cassetti stracolmi di sogni che riguardano il mio futuro come donna, moglie, madre. La scrittura e le storie che mi attendono, la mia famiglia e la relazione con i miei figli: la mia capacità di accompagnarli nel mondo.

Romanzo: Lontano dal mondo al centro delle cose

Romanzo: Lontano dal mondo al centro delle cose

 

A presto!
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