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Nella mente di Donato Bilancia

La cronaca di questi ultimi anni ci ha abituati a delitti efferati, certe volte inspiegabili, in altri casi frutto di una follia, di una rabbia o di una gelosia patologiche. Ma quando, vent’anni fa la polizia di Genova cominciò ad indagare su un serial killer, inizialmente etichettato come “quello delle prostitute” poi dopo due omicidi – ancora oggi inspiegabili – su dei treni come, appunto, il killer dei treni, l’Italia intera rimase profondamente scossa. Diciassette omicidi in sei mesi. Questo è il record raggiunto da Donato Bilancia, che poco prima di essere arrestato aveva cominciato a uccidere addirittura una persona ogni due giorni. Dal 16 ottobre 1997 al 21 aprile 1998, date del primo e dell’ultimo delitto, la vita di Bilancia è stata quasi interamente dedicata all’organizzazione dei suoi crimini, intervallati soltanto da qualche puntata al Casinò di Sanremo. Amava i tavoli da gioco, era spregiudicato, un “compulsivo”. Era un assiduo frequentatore delle bische clandestine di Genova, e anzi, secondo quanto dichiarato da lui stesso al momento dell’arresto, proprio da questo suo vizio era nata l’esigenza di assassinare, quando aveva scoperto che due amici stavano cercando di ingannarlo e di fargli perdere un sacco di soldi.

Dopo tanti anni dalla sua cattura Donato Bilancia continua a fare discutere. I giovani non sanno neanche più chi sia, ma tanti non riescono a dimenticare. Diciassette omicidi, due tentati omicidi: una scia di sangue che ha colpito tutta la Liguria e che neanche con gli strumenti investigativi odierni, si sarebbe fermata molto prima. Così almeno la pensa Carmelo Lavorino, noto profiler oltre che criminologo criminalista e autore del libro “Donato Bilancia, nella mente del serial killer” edito da De Ferrari editore.

Che cosa cambierebbe se Donato Bilancia agisse ai giorni nostri? «Sinceramente a livello scientifico non c’è molto di più rispetto ad allora, stessa banca dati, impronte papillari, balistica, quindi tutto dipende dal metodo, da chi conduce le indagini. Di certo adesso c’è una pressione mediatica molto maggiore che in, un certo senso, porta gli investigatori a non tralasciare alcun dettaglio.»

Con Bilancia quindi è successo? «A parer mio ci sono state alcune inadeguatezze e una cecità investigativa, anche se bisogna ammettere che Bilancia era molto bravo a non lasciare tracce. Era un tipo a cui nessuno faceva caso, anche se non era certo invisibile. A suo favore ha giocato un clima di eccessiva confusione.»

Lei lo ha conosciuto personalmente, che cosa l’ha colpita maggiormente? «Donato Bilancia è un serial killer violento, un giocatore d’azzardo, molto intelligente e a modo suo affascinante. Ama manipolare le persone, secondo un suo schema preciso, ma io destrutturando il suo codice l’ho messo in difficoltà e ho potuto entrare nella sua mente. Poi a modo suo è anche un simpaticone e lo dico nonostante io abbia avuto con lui scontri verbali forti.»

Ma quali erano i moventi di tutti quegli omicidi? «Bisogna distinguere la motivazione che in genere è psicologica (e qui si parla di un uomo con dei disturbi psicologici), dal movente che in genere ha natura sessuale o economica o altro. Bilancia aveva uno schema mentale procedurale con ricorrenze ben precise. All’origine di tutto c’era l’odio verso le donne: nella figura femminile vedeva sia quella materna sia quelle donne che lo avevano rifiutato e deriso sia la figura della cognata Ornella Coccorocchio che aveva in mente di uccidere al termine della sua lunga scia di sangue.»

Dopo vent’anni di carcere Bilancia ha avuto il permesso di andare a visitare la tomba dei famigliari, pensa che prima o poi potrà usufruire di altre agevolazioni? «Queste visite sono scortate, ma sono una sua mossa perché spera di ottenere dei permessi premio. Vuole dimostrare che sta diventando buono. Ha un suo pool di avvocati, più alcuni studenti e studentesse che è riuscito ad affascinare e che si spendono per lui. Come le dicevo è abile, un narcisista sornione, lui vuole la ribalta, vuole essere al centro dell’attenzione.»

Pensa che oggi Bilancia sia un uomo diverso? «Per me, come per altri specialisti, Bilancia è ancora pericoloso. Se avesse ucciso per motivo diretto allora si potrebbe ipotizzare una sua redenzione, ma l’origine dei suoi rancori c’è sempre, quindi per me sta bene dove sta.»

Il libro di Lavorino è rivolto agli studiosi di criminologia, di criminalistica, delle scienze forensi, del criminal profiling, dell’analisi della scena del crimine e dell’investigazione criminale, ma anche pensato per il lettore interessato ad approfondire seriamente le drammatiche vicende che videro diciassette morti ammazzati in sei mesi da un killer spietato e imprendibile. Ogni capitolo analizza e descrive l’antefatto del delitto, la scena del crimine e la vittimologia, oltre che i moventi psicologici, pratici, economici e sessuali di Bilancia e le tracce lasciate: in pratica analizza il filo logico conduttore degli omicidi.

Recentemente durante il Festival della Criminologia a Genova la giornalista Ilaria Cavo, oggi Assessore Regionale in Liguria, autore nel 2001 di un libro appunto su Bilancia “Diciassette omicidi per caso” ha ricordato i loro incontri preparatori per l’intervista che poi si trasformò in un libro. «Lo andai a trovare non in veste di giornalista, ma di conoscente, per cui mi misero in una stanza due metri per tre, senza sorveglianza. Lui non era ammanettato ed era lì davanti a me con quei suoi occhi talmente azzurri da sembrare quasi trasparenti, confesso che ebbi un po’ di timore.» Il quadro che dipinge la Cavo si discosta molto da quello di Lavorino, infatti la giornalista traccia il il profilo di un uomo che si crede furbo, che vorrebbe manipolare le persone, ma che tutto sommato è banale e prevedibile. «Ricordo che alla fine, dopo avermi mimato e raccontato le dinamiche dei suoi omicidi, piangendo mi disse che se fosse uscito dal carcere lo avrebbe rifatto. Poi quando ho acceso il registratore mi ha guardato e ha detto “go” come dire “si va in scena” e ha recitato la parte che si era preparato.» Chissà se Bilancia ha in serbo qualche altra messa in scena.

A presto!
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