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Oggi sul mio comodino ho trovato la mia autostima. Era proprio lì, sepolta dalla polvere, da qualche libro pesante e banale, da una vecchia guida dell’India. Era da tanto che la cercavo, sapevo che c’era, ci doveva essere, da qualche parte dovevo pure averla messa. E infatti… Era lì, in attesa, silenziosa quasi timorosa di farsi notare. L’aspetto non era certo dei più invitanti; somigliava a una scala senza pioli, o a una mini statua della Libertà senza fiaccola, ma per fortuna la base c’era ancora, mancava l’elevazione. Allora l’ho presa in mano con delicatezza, per non stropicciarla. L’ho sommersa d’acqua con le mie lacrime. Temevo di averla bagnata troppo, di averla soffocata, ma all’improvviso ha iniziato a tirarsi su scrollandosi di dosso le frustrazioni, le cattiverie gratuite, i giudizi affrettati e cattivi, le invidie, le insicurezze, le bassezze, le violenze psicologiche o verbali, in altre parole gli altri. Poi ho cercato una di quelle alzatine da cucina per riporla. Né troppo in alto perché non corra il rischio di frantumarsi qualora dovesse cadere, né troppo in basso affinché io la veda sempre e nessuno possa calpestarla. L’ho coperta con l’apposito tappo di vetro a cupola in modo che prenda luce, che sia visibile e che splenda al sole e rifletta con la lampada. Mi ha ringraziato moltissimo e si è raccomandata di prendermi cura di lei senza che io la metta nelle mani degli altri, perché ha provato a difendersi, a combattere, ma da soli non si vince contro il mondo. Dice che per sopravvivere ha solo bisogno di me ed io di lei E così farò!

A presto!
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