Ricordo un monologo di Benigni, o meglio, ricordo che mio papà mi parlava sempre di un monologo di Benigni dove per parecchi minuti diceva solo la parola Berlinguer, in tutte le sue declinazioni, con tremila espressioni, intenzioni, significati. L’ho cercato su YouTube, ma non l’ho trovato … anche perché a me Benigni non piace particolarmente per cui non mi ci sono dedicata con la giusta attenzione. Però mio padre lo descriveva così bene, che a volte mi sembra quasi di averlo visto. Ecco, sembrerà strano, ma a volte quando Achille mi chiama “mamma” ripenso a Berlinguer … non è proprio il massimo della vita come parallelismo, ma è così. Perché nel suo mamma c’è tutto. Alle volte è una richiesta di aiuto, altre bisogno di coccole e protezione, altre ancora è voglia di condividere e giocare.
La sera quando è nella sua cameretta e magari io sono di là a riposarmi un po’ (ebbene sì, lo ammetto, anche una mamma ogni tanto si riposa) all’improvviso la pace è squarciata dal suo mammaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Mammaaaaaaaaaaaaaaa! In realtà non ha bisogno di niente, vuole solo assicurarsi che io sia pronta a scattare, a correre da lui, infatti puntualmente quando arrivo mi manda via. Se tardo il ritmo diventa più incalzante e meno cantilenato.
Poi c’è il ma –ma, ma –ma della mattina presto. Questo in genere è simile ad un imperativo, una sorta di sergente che richiama all’ordine il soldato semplice e lo intima di scendere dalla branda.
Oh Mamma! lo utilizza per riprendermi quando non faccio quello che vorrebbe o peggio non capisco e allora usa quel tono un po’ contrariato e sarcastico che sotto intende “ti vuoi sbrigare”?
Mama (con una emme sola – non è un errore di battitura) lo dice quando lo sgrido e cerca di intenerirmi e se non funziona sfodera anche l’arma del bacino con qui sa che in genere capitombolo.
Ma quello che mi diverte di più è il MAMMA imperioso che mi dice per rimproverarmi. Ebbene sì, alle volte è lui che sgrida me e io rido .. rido di gioia