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Un biglietto per Euroflora

Sul mio comodino, oggi, c’è il biglietto di Euroflora, evento ai Parchi di Nervi a Genova e obiettivo primaverile degli inevitabili mugugni dei genovesi. Questi fiori hanno un primato: sono riusciti a spaccare la città più che il Genoa e la Sampdoria. C’è chi ne è entusiasta e chi li critica aspramente. E io? Il bello di avere un blog è che si possono esprimere le proprie opinioni… a differenza del giornalismo dove (salvo per certe posizioni) bisognerebbe limitarsi ad esporre i fatti. Iniziamo con il dire che sono la persona meno indicata per parlare di Euroflora perché a me non piacciono i fiori. O meglio, non amo quelli recisi che ormai sono morti, rappresentano la fine di qualcosa e poi quando devi cambiare l’acqua c’è una puzza di topo morto che il solo pensiero mi fa rabbrividire. Per estensione quindi i fiori non riescono ad entusiasmarmi. Quando mio marito (allora fidanzato) scoprì che non avrebbe dovuto regalarmi fiori per il resto della sua vita credo che abbia tirato un sospiro di sollievo. Ma torniamo ad Euroflora. Se uno ripensa alle edizioni passate quando il Palasport era addobbato e ornato con scenografie floreali da capogiro, dove scorrevano ruscelli e cascate artificiali, dove potevi ammirare piante esotiche e sentirti dentro la giungla o in una foresta… Beh! Allora è naturale che questa nuova soluzione non convinca. Personalmente, dopo il colpo d’occhio iniziale, odiavo girare per quei corridoi saturi di anidride carbonica e con un caldo umido che ho provato solo un’altra volta nella vita, quando sono atterrata a Nuova Dheli. Però c’è anche una questione, avulsa da un’analisi logica, che non mi fa amare questa manifestazione. Anni fa lavoravo a tempo determinato alla Fiera di Genova e dopo anni di gloriosa militanza alla reception, durante un Salone Nautico mi affidarono l’incarico di fare le tessere per gli stranieri, che includeva maneggiare i soldi. Così entrai nelle grazie dei responsabili dell’amministrazione (a cui ogni sera consegnavo il bottino) al punto che decisero di prendermi con loro. Detta così suona bene… In realtà significò entrare – con tutti gli onori e gli oneri – nella squadra dei cassieri, che lavoravano senza indennità di cassa e senza macchinetta per il riconoscimento dei soldi falsi. Accade che tra le mie qualità latiti l’abilità di calcolo, accadde che dopo poco abbandonai l’Ente Fiera. Prima esperienza alle casse: Salone Nautico. Seconda Fiera Primavera. Terza Euroflora, che fu talmente traumatizzante da spingermi a gettare la spugna. Per anni ero stata eletta Miss Simpatia (concorso giocoso interno) ma con l’arrivo alle casse ho perso il titolo alla velocità della luce. Passavo la pausa pranzo a contare i soldi, mi svegliavo all’alba, davanti alle casse c’erano file chilometriche. Dopo due ore dall’apertura dei cancelli non salutavo neanche più i visitatori, fissavo lo spioncino da cui dovevano passare i soldi e aspettavo che mi dicessero quanti o quali biglietti. Poi c’erano i ridotti anziani, bambini, i biglietti mattinieri, quelli pomeridiani che se solo sbagliavi blocchetto ti ritrovavi con i conti completamente sballati. Ho fatto un sacco di pasticci a cui ho messo toppe talmente fantasiose che avrei quasi meritato un premio. Quando non tornavano i conti (e immancabilmente avevo in cassa meno soldi del dovuto) cercavo persone dal faccia buona a cui proponevo di vendere un biglietto a metà prezzo, in cambio di un tagliando omaggio così rientravo di qualche soldo… Ogni giorno maneggiavo milioni di lire come se nulla fosse… Insomma per me Euroflora non è stata solo fiori, ma ansia, stress e iperboliche rincorse al pareggio. Per cui trovarla completamente diversa non mi è dispiaciuto affatto. I parchi sono bellissimi, Nervi è stata addobbata a festa, le operazioni commerciali e promozionali collaterali sono impeccabili (vedi gli ombrelli appesi). Per cui… per me è sì! Certo ci sono meno varietà di fiori per una chiara questione climatica, meno composizioni architettoniche, ma è più comodo passeggiare, ci si può sedere a mangiare sui prati, ci sono i giochi per i bimbi, si possono visitare i musei. Insomma… Chiamiamola Euroflora, cambiamole nome, facciamola ancora più bella, ma facciamola!

 

 

A presto!
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