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Cristiano De André spirito libero come il padre

De André grazie a Luca Marinelli torna nelle nostre vite, sebbene con un accento opinabile. Pochi giorni fa la Rai ha trasmesso il film “Principe Libero” prima biografia romanzata del più idolatrato poeta italiano della canzone, temerariamente affidata non a un film d’autore, ma alla forma seriale della Tv. Una scommessa rischiosa per una icona circondata da un culto quasi sacrale, scomparsa a nemmeno 60 anni l’11 gennaio 2009. Il film tv in due puntate, regia di Luca Facchini, prodotto dalla Bibi Film di Barbagallo con RaiFiction, è andato nelle sale per soli due giorni, il 23 e 24 gennaio, prima della messa in onda a Febbraio su Rai1, a ridosso del 78° anniversario dalla nascita di Faber. Nei ruoli principali Valentina Bellé (Dori Ghezzi), Ennio Fantastichini (il padre Giuseppe De Andrè), Davide Iacopini (il fratello di Fabrizio), Gianluca Gobbi (Paolo Villaggio), Elena Radonicich (Punni, la prima moglie).

«Dori (Ghezzi, ndr.) può fare quello che vuole, ma io non sono impazzito all’idea di un film su mio padre Fabrizio. E a quasi cinquantacinque anni posso permettermi di esprimere ciò che penso».

Così Cristiano De André ha commentato il film sul padre che andrà in onda su Rai1. E ha aggiunto: «Non mi era piaciuto nemmeno il progetto del 2011, quel disco musicato dalla London Symphony Orchestra intitolato Sogno n.1, ma non mi fate litigare».

Cristiano ne ha parlato durante la presentazione del suo nuovo disco, De André canta De André Vol. III . Un disco che si apre con Canzone del maggio, dedicata a Carlo Giuliani, morto al G8 di Genova nel 2011, e in cui reinterpreta successi del padre come La guerra di Piero o Una storia sbagliata.

 È risaputo che lei sia una persona schiva e riservata… Sia sincero, quanta voglia ha da uno a dieci di fare questa intervista?

«Ovviamente dieci (ride,ndr.) No, scherzi a parte la faccio molto volentieri!»

 Che rapporto ha con Genova?

«È la mia città, non c’è altro da aggiungere! Magari quando ci vivi ti sta un po’ stretta, ma appena ti allontani senti quanto sia importante per te.»

Dicono che sia una città poco riconoscente verso i suoi artisti, ma non certo con i De Andrè padre e figlio?

«Neanche con Paoli e tanti altri, certo alcuni sono dovuti andare via… Io non vivo qui, ma torno sempre con piacere e l’affetto che mi dimostra la gente è restato immutato nel tempo.»

Se pensa a Genova qual è la prima cosa che le viene in mente?

«I carruggi, il mare, le case e il suo profumo particolare .. Poi naturalmente la focaccia e la farinata.».

Il suo gruppo d’esordio si chiamava “Tempi duri” e con l’omonimo singolo vi faceste notare. Anche adesso quel nome sembra dannatamente attuale?

«Infatti da allora nulla è cambiato, anzi se possibile è peggiorato, dobbiamo scrollarci di dosso questo “secondo medioevo”»

La sua rabbia si sente anche nelle sue canzoni.

«Non possiamo più stare fermi a guardare, questo diniego di massa è inaccettabile, ci siamo abituati al silenzio e al torpore. Nel mio piccolo, con la mia musica, cerco di spingere verso il cambiamento.»

Lei si è avvicinato alle canzoni di suo padre in punta di piedi, adesso si sente a suo agio ad interpretare quei grandi successi?

«Sì, perché li ho rifatti sulle mie corde. È una bella eredità che mi ha lasciato mio padre, per cui era folle non utilizzarla … senza cercare di imitarlo però.»

Anche lei, come suo padre ha il vantaggio di avere una bellissima voce!

«In casa lo prendevamo in giro dicendo che andava due toni sotto al rutto… Adesso che canto le sue canzoni anche a me si è abbassata la voce… Diciamo che sono al rutto!!»

Nascendo in quella famiglia e avendo talento musicale la sua carriera era scritta, ma lei ha altri doti?

«Cucino molto bene e mi piace realizzare piatti sofisticati, inoltre ho l’hobby della pesca.»

Quindi se facessero un reality con i vip che rivaleggiano ai fornelli potrebbe esserci anche Cristiano De Andrè o lei è allergico alla televisione?

«Non è un mondo che mi appartiene e i reality in generale non mi piacciono però se fosse un format intelligente e divertente potrei anche partecipare.»

Nel panorama musicale di adesso c’è qualche giovane che le piace in particolar modo?

«Sì c’è un bel fermento, ma non mi chieda dei nomi perché sono una frana, mi confondo e finisco per fare delle gaffes… Per esempio mi piacciono molto Silvestri e Gazzè.»

Saranno contenti di essere annoverati tra i giovani visto che sono entrambi ben oltre i quarant’anni!

«Ecco, vede, l’avevo detto che avrei fatto qualche gaffes. Allora Zibba! Lui è più giovane vero?»

A presto!
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