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Trucchi da viaggio… in India

India, India, India… amata e indimenticabile India. Lo so dovrei essere imparziale, ma dichiarando il mio amore per quel paese vi sto già dando l’indicazione principale. L’India o la odi o la ami. Quasi impossibili le mezze misure. La ami perché è calda e avvolgente, ma anche perché è caotica e riflessiva nello stesso tempo, decadente e moderna, affollata o deserta, smaccatamente ricca e disperatamente povera, aspra o accogliente. Ami l’India perché la mucca è sacra, come l’accoglienza, perché le donne hanno gli occhi scuri e penetranti, perché gli indiani anche quando mercanteggiano riescono ad adularti. In genere un’estenuante trattativa sul prezzo di un oggetto termina con una domanda: “Are you happy? If you are happy I’m happy”.

Le meraviglie da visitare

Insomma te la cantano e te la suonano, ma sono abili ad incantare le persone proprio come i serpenti. C’è da dire che il paese è talmente grande che è impossibile farne un sunto. Si può andare ai piedi dell’Himalaya nella Ladakh e sentirsi un po’ tibetani, percorrere la Highway rocciosa per ritrovarsi sul lago Dal in Kashmir e immergersi nel mondo della perla di Labuan di salgariana memoria, vivendo come una principessa inglese in una house boat. Per non parlare di Jaipur, dei palazzi dei Maharaja o di Varanasi e del bagno nel Gange. E poi scendendo Mumbai, le bianche spiagge di Goa… Insomma l’India offre mille volti, mille scenari ed emozioni. L’unico denominatore comune sono proprio gli indiani.

La frase rituale

D’estate c’è quasi ovunque un caldo umido, folle di gente, caos, rumore, odore di curry che ti perseguita anche nei sogni… Ma gli indiani sono buoni, sempre sorridenti, affabili. Lo dicono anche dei thailandesi, ma secondo me loro sorridono perché non capiscono una parola di inglese – ma fingono di saperlo – per cui la loro è quasi una smorfia di circostanza. L’indiano no, sorride a te, sorride alla vita. La prima contraddizione è che le città sono un inferno di rumori, mezzi di locomozione che sfrecciano – dai motorini, ai risciò, alle auto, ai camion – eppure la prima parola che bisogna imparare è “shanti shanti” ovvero “calma, calma”.

Attenzione ai Taxi

Gli indiani sostengono che noi occidentali siamo sempre di fretta e in effetti là per certi versi i tempi sono dilatati. Non è raro vedere persone ferme apparentemente in attesa… di qualche intervento divino che risolva le situazioni. Forse è proprio una questione religiosa, ma davanti agli intoppi, alle contrarietà non si scompongono. Ricordo una volta in taxi. La macchina (dopo avere percorso un lungo tratto contromano… anche lì ci sarebbe da aprire un capitolo a parte sul traffico) si è fermata. La benzina era finita. Ci ritrovammo in mezzo ad uno stradone, con un caldo appiccicoso, il sole che ti cuoceva il cervello dopo che i clacson (perché lì li DEVI suonare è la regola a cui, per altro, obbediscono tutti!!) te lo avevano perforato, il nostro prode autista si girò per dirci qualcosa, poi scese dal veicolo con in mano una bottiglia d’acqua che in parte bevve e in parte si buttò addosso e salì al volo sull’autobus che stava passando. Che cosa stava facendo? Era chiaro no? Aveva svuotato la bottiglia e preso il bus per andarla a riempire di benzina. Ovvio no? E noi che dovevamo fare? Ma è semplice aspettare… Ora non so se dovrei dirlo, mi pare anche un po’ brutto, ma confesso che ne fermammo un altro e ce ne andammo. Ma il rimorso ancor adesso mi pervade, ma sono certa che il figlio monaco la cui gigantografia campeggiava sul suo pianale lo avrà protetto.

La filosofia di vita

Mi rendo conto che dovrò affrontare il capitolo India a puntate perché è davvero troppo vasto, però mi piace ricordare anche i colori dell’India, quelli dei paesaggi, dei tramonti e dei sari delle donne che risplendono anche quando sono ormai degli stracci sdruciti sui corpi eburnei delle donne paria. E’ il paese dei contrasti, delle ingiustizie umane dove chi è nato in una casta inferiore non può pensare di riscattarsi e di rivalersi sul mondo, la loro è una beata rassegnazione. Noi ci facciamo mille problemi: non mangiamo e non beviamo per non ingrassare, però così siamo stanchi e nervosi, magari non dormiamo e pensiamo sempre al denaro; loro non hanno una lira, non mangiano, non bevono, ma dormono – anche senza un tetto sopra la testa – e non negano mai un sorriso a nessuno, anche ai tanti che non lo meriterebbero.

Inoltre mi piace ricordare la prima frase che mi hanno insegnato quando ero lì e che loro usano sempre tipo un mantra ovvero “Sab Kuch Milega” che significa: tutto è possibile!!! Certo è vero, ma sempre… shanti shanti!

A presto!
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